Bibliografia sui cambiamenti climatici


    

Piero Lionello, Il clima e i moti degli oceani, Foxwell & Davies Italia, Napoli, 2004, 18,50 €

Il testo si incentra sullo studio degli oceani e della loro circolazione, superficiale e di profondità. Un capitolo è dedicato alla dinamica delle onde marine. Tratta anche degli tsunami storici, non menzionando per ovvi motivi cronologici quello del 26 dicembre 2004 nell'Oceano Indiano. L'argomento dei cambiamenti climatici è affrontato quindi  nel capitolo conclusivo che mette in relazione gli oceani e le variazioni del clima terrestre. Si parla delle variazioni climatiche avvenute nel passato; l'autore non si sbilancia in previsioni sul futuro. Questo è un suo brano: "Il mio precedente commento sulla necessità di un'adeguata informazione non significa che le decisioni debbano essere subordinate alla disponibilità di una verità scientifica unanimemente accettata. L'attesa di una manifesta evidenza di un cambiamento climatico potrebbe implicare l'impossibilità di porvi rimedio. La maggior parte delle decisioni importanti della vita (amore, matrimonio, bambini, formazione, lavoro ...) sono prese sulla base d'informazioni di scarsa oggettività e senza garanzie di successo. Nonostante quest'incertezza, molte persone sagge riescono in una valutazione che consente loro una vita accettabilmente felice, mentre gli sciocchi sprecano le proprie opportunità. Attualmente, prendere dei provvedimenti secondo una visione orientata dalle problematiche del clima, corrisponde ad una situazione analoga. C'è la necessità di individuare una soluzione valida senza una prova rigorosamente oggettiva della sua correttezza, efficacia e del suo valore ottimale. Inutile dire che anche non prendere alcun provvedimento è una decisione (eventualmente simile a quella di non fare alcunché nella vita per non dover fronteggiare fallimenti)." 

Alessandro Lanza, Il cambiamento climatico, ediz. Il Mulino, Bologna, 2000, 7.23 euroesempio

 Il libro privilegia gli aspetti di politica socio-economica legati al problema del cambiamento climatico. Tratta con un certo dettaglio il fenomeno dell'effetto serra e investiga sugli effetti delle emissioni antropiche sul clima. "Non ci sono obiezioni serie sulla relazione di causalità tra emissioni antropiche e aumento delle concentrazioni; né ve ne sono sul fatto che la temperatura media stia aumentando. meno evidente, ovvero più discussa, è la relazione che lega le concentrazioni agli aumenti della temperatura". 

Un paio di capitoli trattano le strategie che le organizzazioni mondiali hanno messo in atto; si parla del protocollo di Kyoto del 1997 e del dopo Kyoto. Purtroppo il testo  è aggiornato solo all'anno 2000.

Pascal Acot, Storia del clima, Donzelli editore, Roma, 2004,

13 euro

 Come dice il titolo si tratta di un testo che descrive in modo molto approfondito la storia del clima a partire dai tempi in cui la terra si era appena formata per arrivare ai giorni nostri. E’ molto ricco di documentazioni e si legge in modo facile ed accattivante. Analizza anche la storia in funzione del clima: contesta però il fatto che alcuni avvenimenti (ad esempio la Rivoluzione francese, la sconfitta di Napoleone e di Hitler nel freddo inverno russo) siano dovuti essenzialmente al clima. Il clima gioca cioè un ruolo molto importante, ma non decisivo nel corso della storia. Molto pessimista è lo sguardo sul futuro climatico del pianeta, alla luce del crescente effetto serra causato dalle emissioni antropiche. Acot dice :” … nel corso degli ultimi trent’anni, gli scienziati hanno fatto una scoperta capitale in materia di ecologia globale: quella della formidabile inerzia dei processi ecologici. Gli esperti ritengono che se venissero prese oggi decisioni buone sulle emissioni di gas a  effetto serra (e non ne vengono prese molte! n.d.r.), i primi riscontri si troverebbero nel migliore dei casi solo fra un secolo e più probabilmente tra 150 anni”. E ancora: ”…sappiamo che certi degradi dell’ambiente sono socialmente irreversibili; esiste un punto di non ritorno della buona salute degli ecosistemi; … se si combinano tutte le inerzie ecologiche, quindi climatiche, del pianeta, e tutti i punti di non ritorno in ogni processo di degrado degli equilibri ecosistemici, si ottiene una risultante teorica, vale a dire un momento, davanti a noi, in cui non si potrà più tornare indietro. Non si deve vedere il minimo catastrofismo in questa ipotesi: è, ahimé, più che plausibile. Peggio: … nulla ci dice che questo punto di non ritorno sia già stato superato… non abbiamo alcun modo di saperlo allo stato attuale della scienza.” E infine:”Forse dobbiamo scommettere che non è troppo tardi. Siamo certi del fatto che, se non facciamo niente, la situazione si aggraverà ineluttabilmente”. Ma purtroppo “quale uomo politico potrebbe avere la tentazione di prendere decisioni cruciali e forse impopolari sul piano ecologico quando né lui, né i suoi elettori ne vedranno i risultati? L’unità di misura in ecologia è il secolo; in politica invece è la durata del mandato elettorale.”

Luca Mercalli, I tempi sono maturi, Cda & Vivalda editori, Torino, 2004

sottotitolo: "Squarci di sereno tra le nebbie dei luoghi comuni e dei pregiudizi atmosferici"

     Non è un testo dedicato specificamente ai cambiamenti climatici (compare un breve articolo finale su questo argomento), ma vale la pena di leggerlo (è un testo breve di facile e divertente lettura) in quanto in esso si dipinge un quadro molto interessante ed anche umoristico  della meteorologia e del lavoro del meteorologo, con tutti i luoghi comuni propri di questa scienza.

    Il testo è molto ricco di citazioni letterarie che parlano del tempo e quindi, anche solo per questo, andrebbe letto.

      Desolante il quadro che emerge della meteorologia italiana che, dopo un secolo di eccellenza e di avanguardia in campo europeo,dagli anni '80 è caduta in una sorta di anarchia in cui regioni e stato fanno a gara per disperdere  risorse, senza un quadro unitario di intenti. 

    Poco benevolo il giudizio sui siti amatoriali degli appassionati di meteo, come quello in cui vi trovate. Saranno anche poco professionali, però testimoniano un grande e sincero interesse per la meteorologia, costano tanta fatica e denaro e, in cambio, non rendono nulla. Verrebbe da chiedersi: se tutti questi appassionati che dedicano gratis il loro tempo e le loro risorse (e sono tanti) lavorassero nelle varie istituzioni pubbliche del settore, forse non migliorerebbe il servizio (spesso scadente) che queste offrono?